Benvenuti in questo nuovo video di sai che gusto, oggi andremo a parlare di osteoporosi e alimentazione per farlo abbiamo con noi Sharon, fisioterapista di osteopatia sociale …

 

  1. Chi è il fisioterapista? Cosa fa esattamente? 

Profilo Professionale Fisioterapista (D.M. 14 Settembre 1994 n. 741)

Il Fisioterapista è un professionista della Sanità in possesso del diploma di Laurea o titolo equipollente abilitato a svolgere in via AUTONOMA, o in collaborazione con altre figure sanitarie, attività di prevenzione, cura e riabilitazione, valutando e trattando le disfunzioni presenti nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori, e di quelle viscerali conseguenti ad eventi patologici, a varia eziologia, congenita o acquisita.

Il fisioterapista si occupa quindi non solo di apparato muscolo scheletrico e di conseguenze traumatiche o degenerative che lo coinvolgano, ma anche di valutazione dei fattori di rischio per ciò che riguarda le possibili conseguenze dannose a carico del corpo….

2.   Quali sono i fattori di rischio, dove opera un fisioterapista?

((( Vorrei soffermarmi sull’importanza dell’influenza ambientale sulla nostra salute e lo faccio utilizzando un paragone ispirato alla natura: pensate al sapore di un’arancia di origine industriale, proveniente da zone del mondo in cui i terreni vengono sfruttati, privandoli dei loro micronutrienti e prosciugando le loro risorse a causa delle coltivazioni intensive… e ora pensate al gusto di un’arancia di Sicilia, …………… )))

Il sistema dell’essere umano è un sistema complesso, influenzato dalle componenti fisico-chimiche (sistema fisiologico e ormonale), da quelle psicologico-emotive, e immerso in un contesto ambientale che ne determina la qualità delle azioni che avvengono al suo interno.

Tutti questi ambiti si intersecano tra loro, sono fortemente interconnessi e si influenzano l’un l’altro reciprocamente. 

La struttura fisica, tuttavia, è sottoposta alle leggi fisiche e alle reazioni chimiche del mondo in cui è inserita, quali ad esempio, la forza di gravità o l’azione ossidante dell’ossigeno stesso (ruggine).

Consci di ciò che inevitabilmente accade ai nostri tessuti a causa delle sopracitate leggi, per ottenere la massima resa del nostro sistema e affrontare i cambiamenti fisiologici e naturali in maniera migliore possibile, è opportuno cercare di alimentare il sistema con la maggiore qualità possibile attraverso tutti gli ambiti in cui possiamo agire.

3.   Entriamo nel vivo dell’argomento e cerchiamo di capire come si comporta il nostro corpo dal punto vista articolare e in che modo possiamo intervenire prendendocene cura:

Entriamo nel mondo della fisiologia articolare per capire meglio cosa possiamo fare per agire con qualità sul piano FISICO, in particolare per il nostro sistema articolare:

Le articolazioni sono quelle parti del nostro corpo in cui i capi ossei si incontrano e a livello delle quali avviene il movimento 

Sono costituite da tessuto connettivo e vengono classificate o in base ai movimenti possibili (classificazione funzionale: fisse -denti, suture cranio-, mobili -scapolo omerale-, semimobili -sinfisi pubica, dischi intervertebrali-), in base al tessuto costituente (fibrose, cartilaginee, sinoviali) oppure alla presenza o assenza di una cavità articolare (sinartrosi e diartrosi). 

A parte le articolazioni fisse (sinartrosi), in cui l’interposizione di tessuto fibroso non da’ spazio a tessuti cartilaginei e quindi nemmeno a macro movimenti, in tutte le altre articolazioni vi è la presenza di tessuto cartilagineo che permette maggiore movimento tra i capi articolari, per le sue proprietà elastiche.

Le articolazioni più mobili presentano, oltre alla cartilagine, altre strutture, quali la membrana sinoviale, contenente il liquido sinoviale, la capsula articolare, rinforzata dai legamenti articolari, la presenza di una cavità articolare contenente gli eventuali dischi e menischi, le borse e le guaine sinoviali. 

 

Tutte queste strutture hanno la funzione di permettere il movimento salvaguardando l’integrità dei capi articolari (cartilaginei) durante lo stesso. 

Il movimento che l’articolazione può compiere, a seconda della forma dei capi articolari, determina un’ulteriore classificazione che non approfondiremo.

Tuttavia ogni articolazione, come il meccanismo di un ingranaggio, presenta dei precisi assi di rotazione, che possono avvenire su uno o più piani.

Il corretto orientamento dei segmenti ossei rispetto alle superfici articolari, è esercitato dai muscoli che agiscono sull’articolazione ed è guidato dalla forma e dalla disposizione delle strutture articolari stesse, che ne garantiscono la stabilità (in grado variabile, a seconda del tipo di articolazione: esempio spalla vs ginocchio). 

Tendenzialmente, maggiori sono i gradi ed i piani di movimento che l’articolazione può compiere e maggiore sarà il rischio che essa sia poco stabile – come nella spalla- dove è necessario un sofisticato controllo muscolare; mentre maggiore è il carico che l’articolazione dovrà supportare, maggiore sarà il rischio di sovraccarico meccanico, a parità di lavoro. (eccezione: anca, sia mobile che di carico) 

Molti sono i fattori che possono determinare un’accelerazione dell’usura strutturale articolare, ovvero della cartilagine: in primis gli stress meccanici dovuti ad un sovraccarico che può essere gravativo (eccesso di peso) oppure dovuto ad uno scorretto allineamento dei capi articolari (azione muscolare sbilanciata), che può avvenire in seguito ad un trauma o a cause di un atteggiamento posturale scorretto e mantenuto nel tempo. L’esecuzione ripetuta di un gesto in maniera errata, infatti, può provocare ripetuti attriti alle strutture articolari, causandone l’usura precoce, così come avverrebbe nel caso di un sovraccarico gravativo stabile (es: sovrappeso). 

Facciamo un passo indietro: la cartilagine non è vascolarizzata. Ciò significa che, diversamente dalle altre strutture articolari, essa non riceve il nutrimento di cui necessita per rigenerarsi direttamente da un’affluenza capillare, bensì viene nutrita per assorbimento dal tessuto osseo su cui si ancora, grazie ad un meccanismo di imbibizione (tipo spugna) conseguente alle differenze di pressione che subisce alla variazione di carico/movimento. 

Ecco quindi che laddove il movimento non avvenga sugli assi fisiologici, l’ingranaggio articolare si ritrova a subire attriti ripetuti sovraccaricando delle aree e tralasciandone altre, generando uno squilibrato apporto nutritivo alla superficie cartilaginea, oltre che uno stress meccanico laddove la pressione risulta maggiore. 

Non solo le grandi articolazioni, sottoposte al carico, sono a maggiore rischio di usura, ma anche le aree del corpo ricche di piccole superfici articolari, quali mani e piedi, poiché la presenza di molte articolazioni aumenta la complessità del sistema di movimento e quindi la possibilità di usura. 

Circolo vizioso: sbilanciamento muscolare > disallineamento articolare > problematiche dolorose o stati infiammatori > contrazione della muscolatura per fuggire dal dolore > disallineamento articolare.

 

4.  Come evitare l’instaurarsi di questo circolo?

Assumendo delle corrette abitudini di postura o, per lo meno, di movimento: 

  1. svolgere un’attività fisica bilanciata, possibilmente adatta alle proprie capacità ed attitudini fisiche e soprattutto, GRADITA!  
  2. Porre attenzione alla qualità del movimento, svolgendo il gesto nel modo tecnicamente più corretto possibile    
  3. Informandosi con l’esperto (allenatore, istruttore o terapista di fiducia) rispetto alla correttezza dei parametri di cui sopra, per poter essere certi di svolgere un allenamento bilanciato ed adatto alla nostra struttura. 
  4. Ponendo attenzione alle sensazioni che il nostro corpo ci da durante le posizioni statiche (stazione eretta, seduta, sdraiata) per poter percepire eventuali sbilanciamenti importanti che possono portare a sovraccarico, come ad esempio l’abitudine di stare sempre con il peso appoggiato su una gamba, tenere le gambe accavallate sempre dallo stesso lato o portare la borsa sempre sulla stessa spalla.    
  5. Osservando i cambiamenti posturali rispetto ai nostri stati fisici, emotivi e mentali: dall’osservazione nasce la consapevolezza e si può arrivare al controllo ideale

Inoltre la qualità dell’ambiente cellulare che ospita le nostre articolazioni è determinante per garantire la salute dei nostri tessuti: stato infiammatorio (equilibrio acido/base) e grado di idratazione tissutale sono i fattori che influenzano maggiormente la salute delle articolazioni. 

 

5. Apriamo una piccola finestra e spieghiamo velocemente cos’è lo stato infiammatorio, e il grado di idratazione, termini appena citati:

STATO INFIAMMATORIO: In una situazione di omeostasi le cellule, i tessuti e gli organi svolgono correttamente le loro funzioni. Scorie e tossine vengono eliminate attraverso il sistema linfatico verso gli organi emuntori. Se la quantità di tossine è troppo elevata e/o l’eliminazione insufficiente, allora vi è accumulo di tossine nel mesenchima, nei tessuti, negli organi e nel sangue, con la comparsa di una prima infiammazione ed acidosi metabolica . La fase di infiammazione è sostanzialmente una crisi di eliminazione, una strategia dell’organismo per riacquistare l’equilibrio. Tuttavia, se il carico di tossine è troppo elevato o l’organismo non ha sufficiente energia vitale che gli permetta di eliminare le tossine, oppure ancora se si effettua una terapia soppressiva del sintomo, si creano le condizioni perché le tossine si accumulino nell’organismo verso l’interno portando ad un peggioramento di malattia.

“Si nasce alcalini, si muore acidi”
L’acidità decompone le nostre cellule, tanto è vero che il bambino nasce alcalino e l’anziano muore acido. Iniziamo ad essere acidi sin da piccoli durante lo svezzamento e a creare depositi di acidi nel corpo. Gli acidi alimentari e metabolici conducono alla trasformazione e alla proliferazione dei microrganismi nei corpi viventi. Questo processo fisiologico è messo in moto sin dall’infanzia, ma è accelerato da fattori favorenti l’acidità.
[http://www.progettobenesserecompleto.it/articoli/acidita-e-malattie-cause-e-soluzioni-olistiche]

Un’adeguata idratazione, invece, risulta importante poiché la sostanza che ha la funzione di lubrificare l’articolazione, nutrire la cartilagine e proteggere l’articolazione dai patogeni (meccaniche, trofiche, immunitarie) è il liquido sinoviale contenuto nella cavità articolare e nelle borse sinoviali. 

I dischi intervertebrali contengono il nucleo polposo, a componente acquosa, che determina lo spessore del disco intervertebrale stesso e concorre alla nutrizione dell’anulus fibroso, cioè la componente esterna del disco. Tanto è rilevante la funzione trofica (nutritiva) e meccanica di questa struttura, che la sua dimensione varia dalla mattina alla sera, a causa della pressione esercitata dalla forza di gravità durante le ore passate in posizione verticale.
Anche l’elasticità delle altre strutture articolari e periarticolari (tra cui capsula, legamenti, tendini e muscoli!) dipende dal grado di idratazione del nostro organismo.  

6. Le ossa e la loro composizione:

Le ossa costituiscono il dispositivo di sostegno del nostro corpo e, assieme alle articolazioni, rappresentano gli organi passivi di movimento. 

Si dividono in lunghe, corte, piatte e pneumatiche

Differenti sono le componenti che le costituiscono e a seconda della forma dell’osso sono presenti all’interno di esso in quantità variabili:  

– tessuto compatto

– tessuto spugnoso

– canale midollare (nelle ossa lunghe)

– periostio ed endostio (contenenti vasi e nervi)

– cartilagine articolare 

Le ossa lunghe sono costituite prevalentemente da una disposizione lamellare del tessuto compatto, che offre resistenza alle forze di pressione, trazione, flessione e torsione. Le ossa piatte, quelle corte e le epifisi delle ossa lunghe sono costituite da tessuto spugnoso, organizzato in trabecole che formano cellette contenenti il midollo osseo e vasi. 

L’orientamento dell’architettura di queste micro-componenti tissutali è determinato dalle forze di carico cui è sottoposto ed è in costante e continuo rimodellamento (funzione influenza la forma!). Esempio: osteoporosi negli astronauti. 

La matrice intercellulare del tessuto osseo è costituita da 

– acqua (15-20%)

-componente organica (30-35%, conferisce elasticità all’osso: formata al 90% da una parte fibrillare di fibre collagene e al 10% da una parte amorfa -proteoglicani, fosfolipidi, Gla proteins, glicoproteine, sialoproteine, enzimi, prostaglandine E, fattori di crescita, citochine, ecc)

– componente inorganica/minarale(55-60%, conferisce durezza e rigidità all’osso, di cui l’11% di Carbonato di Calcio) 

Attenzione: le proporzioni di queste componenti variano con l’età, il distretto scheletrico e le condizioni metaboliche. 

Il rimodellamento osseo è un processo che avviene in maniera naturale e fisiologica ed in cui il tessuto osseo più vecchio viene rimosso per essere sostituito con altro tessuto più nuovo. E’ come se lo scheletro andasse di continuo incontro ad “usura”, rimpiazzata però subito da neoformazione di osso in modo che la massa ossea totale rimanga inalterata. In realtà, a seconda dell’età del soggetto si ha che la formazione di nuovo tessuto può superare la quantità che viene rimossa (adolescenza), oppure che la neoformazione eguagli esattamente la quantità rimossa (tra i 20 ed i 50 anni) ed infine che la perdita sia superiore alla nuova formazione (dopo i 50 anni, tale situazione si instaura prima per carenza di estrogeni, poi per varie problematiche correlate all’età).

http://www.fedios.org

Il tessuto osseo contiene il 99% del calcio corporeo e rappresenta una specie di “riserva” a cui attingere a seconda delle necessità, per poi distribuirlo in tutti i tessuti. Il calcio viene introdotto nel nostro organismo attraverso i cibi e, quindi, assorbito a livello intestinale attraverso due diversi meccanismi, la “diffusione passiva” e il cosiddetto “assorbimento attivo” che richiede l’intervento della vitamina D.

7.  Cos’è la vitamina D e dove la troviamo?

È una sostanza essenziale per il nostro organismo, che si assume attraverso l’esposizione alla luce solare e attraverso la dieta e, in determinati casi, anche con l’uso di supplementi farmacologici. La fonte principale di vitamina D è proprio il sole: esponendosi al sole in modo corretto, la nostra pelle produce, infatti, circa l’80% del suo fabbisogno. La vitamina D, se da un lato si può considerare una vera e propria vitamina (infatti circa il 20% del suo fabbisogno viene assunto dall’alimentazione), dall’altra, una volta trasformata nella sua forma attiva, agisce come un ormone, in grado di regolare diverse funzioni del nostro organismo.

Il suo ruolo principale è quello di aiutare il calcio a fissarsi nelle ossa. Recentemente diversi studi hanno anche dimostrato come questa vitamina sia in grado di agire in altri distretti quali muscoli, occhi, cuore, polmoni, o sulla proliferazione cellulare, in quanto, il suo recettore è presente dovunque nel nostro organismo.La vitamina D agisce principalmente, aumentando l’assorbimento intestinale di calcio, sul riassorbimento osseo (a basse dosi favorisce la mineralizzazione; ad alte dosi provoca una mobilizzazione del calcio (per stimolo degli osteoclasti), aumentando nel contempo, a livello renale, il riassorbimento tubulare del fosforo.

I fattori che limitano la produzione di vitamina D sono tutte le barriere fisiche che impediscano l’esposizione alla luce solare (creme, vestiario, ambienti chiusi, inquinamento atmosferico), l’obesità (il tessuto adiposo sequestra la vitamina D) e il fototipo.

L’esposizione solare necessaria per garantire livelli adeguati di vitamina D varia a seconda della latitudine, della stagione e dell’ora del giorno in cui ci espone. In generale, per una corretta produzione di vitamina D bisognerebbe esporsi per 15-20 minuti al giorno, per almeno 4 giorni alla settimana, scoprendo braccia, viso e gambe.
[Holick “The vitamina D solution” 2010
Adami “Linee Guida su prevenzione e trattamento dell’ipovitaminosi D con colecalciferolo” Reumatismo 2011]

8.  CAUSA DELL’OSTEOPOROSI:

La causa dell’osteoporosi è il disperato tentativo da parte dell’organismo di neutralizzare gli acidi nel sangue e nei tessuti, utilizzando minerali alcalini che servirebbero a rafforzare la struttura ossea. La perdita di massa ossea è un’inevitabile conseguenza di una dieta e di uno stile di vita acidi. 

[L’errore più grossolano che oggi si possa compiere per prevenire l’osteoporosi è far mangiare alle persone formaggi e dire loro di bere latte. Invece, il latte e i formaggi sono tra le cause principali dell’osteoporosi perché il calcio in essi contenuto va nel sangue, aumentando la calcemia in modo brusco. Per tale motivo, l’organismo cercherà di riportare i livelli alla normalità eliminando il calcio in eccesso attraverso l’urina.

Inoltre, il calcio preso dal latte e derivati, sottoposti ai processi di omogeneizzazione e di pastorizzazione con la conseguente distruzione della struttura cristallina del latte, viene trasformato da organico in inorganico, per cui esso non può essere assorbito dall’intestino e ovviamente non può essere fissato dalle ossa. Nel frattempo, poiché i latticini sono tra gli alimenti più acidificanti che possiamo ingerire, si attiveranno i sistemi tampone dell’organismo per alcalinizzare il sangue e i tessuti. Risultato: bere latte e mangiare formaggi aggrava l’osteoporosi.]

http://www.progettobenesserecompleto.it/articoli/acidita-e-malattie-cause-e-soluzioni-olistiche

Gli ormoni recitano un ruolo importante nel mantenimento di una densità e resistenza ossea adeguata. In particolare gli ormoni come il paratormone, la calcitonina, gli ormoni tiroidei, i glucocorticoidi, gli estrogeni, il testosterone e il calcitriolo. In menopausa il calo degli estrogeni è tra le principali cause dell’osteoporosi, come la ridotta produzione di testosterone nell’uomo avanti con gli anni. Ci sono poi patologie o terapie che alterando la produzione di alcuni ormoni comportano inevitabilmente un aumentato riassorbimento osseo, ipercalcemia e osteoporosi.

9.  Cos’è l’Osteoporosi?

L’osteoporosi è una malattia caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, che induce un’aumentata fragilità ossea, con un conseguente aumento del rischio di frattura [OMS, 1994] 

L’esame strumentale più importante per arrivare ad una diagnosi di osteoporosi è la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) che permette di valutare la densità ossea in diversi distretti ossei ed in particolare a livello dell’anca e della colonna vertebrale. Chiedete consiglio al vostro medico per quanto riguarda l’eventuale necessità di effettuare questo esame. 

Non dimenticate, però che i dosaggi della vitamina D (più precisamente del calcidiolo: 25(OH)D) danno indicazioni più precise sulla qualità dei meccanismi di utilizzo da parte del nostro corpo di questo componente essenziale.

10.   Riassumiamo le Cause…

– inadeguato apporto di vitamina D nella sua forma attivata

– eccessiva acidità del sistema (alimentazione, fumo, uso di farmaci…)

– rimodellamento osseo insufficiente a causa di scarsa stimolazione meccanica

11.   consigli utili:

Attività fisica

Consiglio quindi di affidarsi a dei professionitsi del movimento per ovviare a quest’ultima carenza, ricordandovi che sono indicate ANCHE passeggiate e ballo!

Chi ha l’osteoporosi deve evitare: flessioni eccessive del busto (può determinare frattura vertebrale da schiacciamento), movimenti di torsione repentini (come chi gioca a golf), sì invece alle torsioni dolci e controllate!, esercizi che coinvolgono un carico repentino ed eccessivo o ad alto impatto (come saltare).

Filetto di biso in crosta di pistacchi con purea bicolore di cavolfiori

In base alle indicazioni della Dottoressa Sharon Fullin ,fisioterapista dell’associazione osteopatia sociale e ai consigli nutrizionali della nostra collaboratrice biologa nutrizionista Sarah Ferma andremo a realizzare una ricetta semplice economica e veloce ideata anche per i bimbi per via del gioco di colori nel piatto.

Quindi utilizzeremo un pesce azzurro il Biso detto anche Tombarello è un pesce osseo di acqua salata appartenente alla Famiglia Scombridae . Prodotto della pesca di mare, il tombarello figura anche nell’insieme del pesce azzurro – pesce povero. Appartiene al I° gruppo fondamentale degli alimenti, in quanto ricco di proteine ad alto valore biologicovitamine ( D e molte del gruppo B) e minerali specifici (ad esempio il fosforo, il ferro e lo iodio)attenzione però al colesterolo!come in tutta l’alimentazione bisogna avere equilibrio, ne se consiglia il consumo ragionevole ,perché pur se molto nutriente e si presta alla maggior parte dei regimi alimentari; ciò nonostante, può avere anche delle controindicazioni dietetiche degne di nota. Il suo costo di mercato si aggira su i 6 euro al kg 

Il cavolfiore appartenente alla famiglia delle Brassicacee (o Crucifere), è originario del Medio Oriente. Da lì fu portato in Italia dove, già in epoca romana. ha un basso contenuto di calorie, circa 25 ogni 100 grammi, ed è quindi ideale da consumare per le persone che hanno la necessità di seguire una dieta ipocalorica. 

Il cavolfiore possiede numerose proprietà: ha alti livelli di minerali (come il potassio), acido folico, fibre, calcio, ferro, fosforo e vitamina C. Viene usato per prevenire molte malattie: contiene, infatti, principi attivi anticancro, antibatterici, antinfiammatori, antiossidanti, ha, inoltre, proprietà depurativerimineralizzanti e di rigenerazione dei tessuti. Non solo: la clorofilla di cui è ricco, inoltre, favorisce la produzione di emoglobina. È utile, in ultimo, per combattere bronchiti, coliti, congiuntivite, sinusite, diarrea, dolori gastrici, intestinali, muscolari e reumatici.

Ed infine utilizzeremo la frutta secca come la granella di pistacchi ma voi ovviamente potete usare quella che ritenete più opportuna. È un seme originario del Medio Oriente, dove veniva coltivato già in età preistorica I pistacchi sono ricchi di vitamina A, B1 (o tiamina), B2, B3, B5, B6, C. Contengono inoltre ferro, fosforo e manganese, potassio, rame.
Grazie al contenuto di vitamina E, in particolare di gamma-tocoferolo, i pistacchi favoriscono la naturale protezione del sistema cardiovascolare. Costituiscono un aiuto naturale per il benessere del cuore dei fumatori. Il loro contenuto di grassi monoinsaturi e polinsaturi favorisce inoltre l’abbassamento del contenuto di colesterolo cattivo (Ldl) nel sangue.
La loro azione benefica si dimostra di particolare efficacia anche per un’altra patologia molto diffusa, il diabete di tipo 2.

 

Ingredienti:

  • 1 tombarello di circa 1 kg 
  • 2 cavolfiori uno viola uno giallo
  • Granella di pistacchi q.b. per la panatura
  • Olio evo q.b.
  • Sale
  • Pepe

Procedimento:

per prima cosa andremo a sfilettare il pesce ricavando due bei filetti che andremo poi successivamente a panare con la granella di pistacchi con un filo di olio e andremo in forno a 240 gradi per 10 minuti,cottura breve ed intensa.

 


Nel frattempo portiamo l’acqua a bollore la saliamo e ci sbianchiamo i nostri cavolfiori precedentemente puliti e lavati,li andremo a immergere nell’acqua per circa 7 minuti e li passiamo in acqua e ghiaccio per bloccare la cotture e preservare il colore previa ossidazione.

Dopo di che andiamo a frullare il tutto ricavando due puree di diverso colore ,il sale? Noi non lo metteremo perché di per se già il tombarello è un pesce abbastanza sapido.

 



Ora abbiamo ad impiattare ed il gioco è fatto…
buon gusto!

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